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Santa Vittoria costituisce uno dei più importanti complessi cultuali della Sardegna nuragica. Esteso per più di 3 ettari ed è composto da alcuni gruppi di edifici: i templi, con la capanna del sacerdote e gli edifici annessi; il recinto delle feste e il recinto con i pilastri betilici. Venne costruito con la tecnica ciclopica, la medesima utilizzata per i nuraghi, ma al contrario di questi con pietre molto curate e non sbozzate. Nell'atrio del tempio veniva praticata l'ordalia: consisteva nel bagnare gli occhi dell'imputato con l'acqua del pozzo, e nel caso fosse divenuto cieco sarebbe stato dichiarato colpevole (si suppone che la sentenza finale fosse già decisa dal capo villaggio, che mischiava l'acqua rituale con alcune sostanze urticanti). Nell'antichità il tempio era coperto, e la facciata doveva essere simile a un altro tempio a pozzo, il cosiddetto Su Tempiesu di Orune.